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SPACCANAPOLI

- piazza del Gesù Nuovo, piazza San Domenico Maggiore, piazza Crocelle ai Mannesi, piazza Calenda

La zona tra piazza San Domenico Maggiore e Santa Chiara in epoca greca si trovava fuori della cinta muraria. Il nuovo quartiere extraurbano, la regio albinensis, comprendente piazza del Gesù, parte di Santa Chiara e tutta via Benedetto Croce, sarebbe stata inclusa nella nuova e più ampia cinta muraria di Narsete. L'area vede definita la sua configurazione in epoca angioina. I più antichi complessi sacri situati alle estremità del tracciato - San Domenico Maggiore, Santa Chiara, San Francesco delle Monache, Santa Marta - puntualizzano questa condizione d'origine, comune anche ad alcune residenze private dello stesso tratto di decumano (palazzo Filomarino e palazzo Venezia). Ancora oggi sono visibili i "segni" di tale periodo nelle finestre gotiche murate presenti nel fianco di Santa Marta, o negli archi ogivali della parete dello scalone di palazzo Filomarino, nel cui cortile si segnalano i porticati in piperno, con soluzione di rado presente nell'edilizia laica. La struttura del cortile è assegnata a Francesco Mormando. Il portale dell'edificio fu rifatto da Ferdinando Sanfelice al principio del secolo XVIII. Con Benedetto Croce e la fondazione dell'Istituto di Studi Storici, l'edificio è diventato una delle sedi culturali più rappresentative della città. Più avanti il palazzo Venezia, già sede della rappresentanza a Napoli della Repubblica Veneziana, di origine trecentesca. La fabbrica ha subito rifacimenti nei secoli XVII e XIX. Le parti più antiche sono riconoscibili nel cortile, caratterizzato dalla scala aperta a tre fornici e dal giardino pensile. I balconi risalgono al XVIII secolo, mentre la casetta pompeiana sul giardino è del secolo scorso. Il palazzo Carafa della Spina, edificato alla fine del secolo XVI, è attribuito a Domenico Fontana. La configurazione tardo cinquecentesca dell'edificio fu cancellata dal rifacimento settecentesco (cui risale l'incredibile portale a boccascena) e dal successivo restauro del 1818.
Sulla destra palazzo Mazziotti, di impianto seicentesco, il cui giardino interno, oggi quasi del tutto cancellato, avrebbe costituito l'ex cimitero del vicino monastero francescano. Palazzo Petrucci, all'angolo tra via Benedetto Croce e la piazza San Domenico, fu edificato agli inizi del secolo XV, su commissione della famiglia Del Balzo, dall'architetto de Sanctis. Le facciate esibiscono un impaginato settecentesco, mentre nella corte interna sono visibili la scala con gli elementi durazzeschi e il giardino retrostante. Sull'antico nucleo quattrocentesco è leggibile il restauro del XIX secolo. E' ancora intatto il portale quattrocentesco. In piazza San Domenico Maggiore, ci si rivolge lungo palazzo Corigliano e palazzo Di Sangro. In via De Sanctis si incontra la Cappella San Severo. Quindi si entra in San Domenico Maggiore dall'ingresso principale, sul vicolo. Tornando sulla piazza si incontra il palazzo Casacalenda. Iniziato da Gioffredo, fu completato da Luigi Vanvitelli per poi essere privato, nel secolo scorso, dell'ultima campata sinistra, in occasione dell'allargamento di via Mezzocannone.
In corrispondenza dell'inizio del decumano inferiore, fu costruita da Cesare Pignatelli, nel 1499, la omonima cappella, contigua ai resti del Seggio del Nilo. Accanto ad essa, la statua del Nilo, realizzata dagli Alessandrini che ne avevano importato il culto e collocata nel sito attuale nel 1667. Sul lato opposto, la chiesa di Sant'Angelo a Nilo. Oltre la piazzetta, si susseguono il palazzo detto del Panormita, iniziato probabilmente da Giovanni Francesco di Palma nel secolo XV e terminato nel secolo XVI da Giovanni Donadio; il palazzo Diomede Carafa Santangelo; il Monte di Pietà e, sulla sinistra, il quattrocentesco palazzo Marigliano. Oltre via Duomo, la chiesa di San Giorgio Maggiore sorta tra la fine del IV e l'inizio del V secolo. Rifatta in forme grandiose da Cosimo Fanzago, fu mutilata di una navata nel secolo XIX per l'allargamento di via Duomo. Proseguendo, sulla sinistra il mercato neo-dorico e quindi la chiesa di Santa Maria a Piazza, demolita parzialmente con il Risanamento, una delle più antiche chiese di Napoli (IX secolo). Di fronte, la trecentesca chiesa di Sant'Agrippino. L'area di Forcella era in età romana zona di terme e di lidi. In piazza Calenda ancora si leggono tratti delle antiche mura greche. Si prosegue fino al Corso Umberto, su cui oggi affaccia la chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella.

TRIBUNALI

- piazza Bellini, piazza Miraglia, piazza San Gaetano, piazzetta Riario Sforza, porta Capuana -

L'itinerario ripercorre uno dei tre decumani della città greco-romana, e precisamente il centrale, che ebbe l'attributo di maximus a segnalare la sua rilevanza nell'antico organismo urbano. Vera e propria "spina" della città, tale arteria ha accolto, fino quasi alle soglie dell'età contemporanea, episodi rilevanti dell'edilizia religiosa e civile che, anche qui come nel resto del centro antico, si innestano su più profonde radici occultate da stratificazioni millenarie. Gli strati archeologici risultano, in quest'area, di poco sottoposti all'attuale livello stradale, come hanno rivelato i resti di abitazioni nello spazio antistante la chiesa della Pietrasanta. Principale testimonianza della città greco-romana è l'area del foro - attuale piazza San Gaetano - che accoglieva i più importanti edifici pubblici, tra i quali il tempio dei Dioscuri, incorporato nella basilica di San Paolo Maggiore. Quali testimonianze dello sviluppo in epoca medioevale rimangono il campanile della Pietrasanta, il portico del palazzo dell'imperatore di Costantinopoli e la chiesa di San Pietro a Majella. Il Rinascimento ha lasciato la cappella Pontano (1492), mentre è al barocco e alle sue propaggini settecentesche che si deve l'impronta predominante. Innanzitutto con interventi sull'edilizia preesistente, poi con una serie di nuove fabbriche: dalla chiesa della Croce di Lucca alla Pietrasanta al Purgatorio ad Arco, alla Guglia di San Gennaro, al Pio Monte della Misericordia, a Santa Maria della Pace, al Sacro Monte del Banco dei Poveri.
Lungo la stretta via San Pietro a Majella, si incontreranno innanzitutto la chiesa e il convento omonimi. La successiva piazza Miraglia è delimitata dalla chiesa della Croce di Lucca, unico elemento superstite del più vasto insediamento conventuale distrutto dalla demolizione per la costruzione dei padiglioni universitari. Dopo l'innesto di via del Sole si incontra il complesso della Pietrasanta, sintesi delle principali fasi della storia urbanistica del decumano. Sulla destra si succedono i più importanti episodi dell'edilizia civile: il palazzo Spinelli di Laurino e, al civico 339, il palazzo dell'Imperatore di Costantinopoli, risistemato per Filippo di Valois intorno al 1360, che di tale epoca conserva il porticato ad archi su pilastri in piperno. Sul lato opposto, la chiesa del Purgatorio ad Arco e la ex congrega dell'Ecce Homo (oggi Sant'Angelo a Segno), la cui facciata appare nella sua trasformazione neoclassica.
Piazza San Gaetano è dominata dalla basilica di San Paolo Maggiore, poggiata su un alto basamento che guadagna il crepidoma dell'antico tempio dei Dioscuri. Rilevante episodio di edilizia religiosa è la chiesa dei Gerolamini, con la facciata di Ferdinando Fuga. Dopo piazza Sisto Riario Sforza, caratterizzata dalla guglia di San Gennaro, si incontrano il Pio Monte della Misericordia e il complesso di Santa Maria della Pace con la chiesa e l'ex ospedale. Infine, il Sacro Monte del Banco dei Poveri - oggi sede dell'Archivio Storico del Banco di Napoli - con l'annessa cappella. Sfondo di via Tribunali il Castel Capuano, nella cui piazza termina l'itinerario.

FORIA

- Santa Teresa al Museo, Museo Nazionale, Caponapoli, Duomo, via Carbonara, Albergo dei Poveri, ex Cimitero degli Inglesi, Fonderia Chiurazzi, Padiglione d'Arte contemporanea -

La prima parte dell'itinerario si svolge in una zona sviluppatasi prevalentemente nei secoli XVIII e XIX.
In via Santa Teresa degli Scalzi, rettificata (e chiamata Corso Napoleone da Giuseppe Bonaparte) per rendere facile l'accesso alla Reggia di Capodimonte, fu edificata da Giovanni Giacomo Conforto (1602-1612) la chiesa omonima insieme al convento dei Carmelitani Scalzi. Scendendo, sulla sinistra si incontra il Museo Archeologico Nazionale, che contiene una delle più importanti collezioni del mondo di antichità. Di fronte si apre uno degli ingressi alla più antica galleria di Napoli, la Principe di Napoli. Lasciata la Galleria in via Broggia, su via Santa Maria di Costantinopoli si incontra la chiesa omonima, costruita alla fine del XVI secolo da Frà Giuseppe Nuvolo. Sulla stessa via è l'Accademia di Belle Arti, opera di Enrico Alvino (1863). Sulla via Conte di Ruvo si apre il prospetto del Teatro Bellini, costruito da Carlo Sorgente (1876-77). Riprendendo via Santa Maria di Costantinopoli, di fronte si legge il magnifico prospetto di Santa Maria della Sapienza di Francesco Grimaldi (1614-38), con la facciata di Cosimo Fanzago (non visitabile). Di fronte a piazza Bellini, si apre il prospetto di palazzo Firrao, realizzato nella prima metà del XVII secolo da Cosimo Fanzago. Di fronte, la chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, realizzata da Francesco Antonio Picchiatti nel 1681. Attraverso largo Madonna delle Grazie, San Gaudioso e il Largo Regina Coeli, si imbocca via Pisanelli che fa parte integrante dell'antico decumanus superior della città greco-romana. A sinistra, su via Luciano Armanni, il Complesso dell'Ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, fondato nel 1519 da Maria Longo, di famiglia catalana. Fanno parte del complesso la chiesa e la farmacia del XVIII secolo. Si prosegue lungo via dell'Anticaglia e via San Giuseppe dei Ruffi e si arriva a via Duomo, che rappresenta la traccia di uno dei cardines di Neapolis. Il Duomo, dedicato a San Gennaro, venne realizzato per volere di Carlo II d'Angiò alla fine del XIII secolo sul luogo della Cattedrale Stefania del V secolo e presso la Basilica di Santa Restituta. Proseguendo sulla strada dei SS. Apostoli si arriva alla chiesa omonima, fondata probabilmente nel V secolo sul posto del tempio dedicato a Mercurio. Qui si apre verso nord-ovest l'ampia via di San Giovanni a Carbonara, o semplicemente Carbonara, dall'uso di versare le immondizie in tal luogo sin dall'alto medioevo con in fondo la scenografica scalinata a pianta ellittica di Ferdinando Sanfelice (1707) che sale alla chiesa di San Giovanni a Carbonara. Uscendo da via San Giovanni a Carbonara e percorrendo a sinistra via Foria si incontra la salita di via dei Miracoli, al cui culmine si trova la piazza omonima e la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, costruita con l'attiguo monastero (ora Educandato femminile) nel 1662-1675. Continuando lungo la salita Miradois si arriva all'Osservatorio Astronomico. Da via Foria per raggiungere l'Orto Botanico si percorre via Michele Tenore con la chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, progettata da Cosimo Fanzago nel 1638. Al termine di via Foria, piazza Carlo III, sulla quale prospetta l'Albergo dei Poveri, enorme costruzione con un fronte di circa 354 metri. Voluta da Carlo di Borbone, iniziò nel 1751 su progetto di Ferdinando Fuga ma non fu mai completata. Proseguendo verso i Ponti Rossi si giunge alla Fonderia Chiurazzi. In piazza Santa Maria della Fede, la chiesa omonima e l'ex Cimitero degli Inglesi. Da piazza Garibaldi, proseguendo verso Gianturco, in via Benedetto Brin il Padiglione d'Arte Marcello Rumma.

PALAZZO REALE-VIA DUOMO

- piazza Plebiscito, piazza Municipio, via Medina, Santa Maria La Nova, Banchi Nuovi, via Mezzocannone, via Paladino, via Duomo (palazzo Cuomo) -

Piazza Plebiscito, con l'emiciclo di San Francesco di Paola chiuso dalla facciata del Palazzo Reale, è parte di un complesso sistema urbanistico che si definisce tra le due guerre e che collega le varie direttrici urbane, quella sette-ottocentesca verso Chiaia, quella vicereale di via Toledo, quelle verso la città antica e verso il porto. Da piazza Trieste e Trento si imbocca via San Carlo. Sul lato sinistro il fronte principale della Galleria Umberto, sulla destra il Teatro di San Carlo, costruito nel 1737 su disegno di Giovanni Antonio Medrano. La facciata neoclassica è di Antonio Niccolini (1810-1812). Dietro il l oggiato ionico, in ampi saloni nel gusto del neoclassicismo di metà ottocento, è ospitato dal 1861 il Circolo dell'Unione. Passando viceversa dall'interno del Palazzo Reale, si traversa il cortile d'onore (meritano di essere visti il cortile del Belvedere e quello delle carrozze) e si entra nel giardino, realizzato in chiave romantica da Federico Dehnhardt (dopo il 1842). Dal terrazzo della spianata un ponte collega con i bastioni di Castelnuovo e con il cortile, dove è ospitato il Museo Civico. Usciti sulla piazza Municipio, sulla destra la Stazione Marittima e quindi il teatro Mercadante, già del Fondo, opera di Francesco Sicuro (1778); rifatto nel 1892. Sul lato a monte Palazzo San Giacomo, sede del Municipio. Per via Medina ci si dirige verso la città antica. La strada è ricca di presenze importanti: la trecentesca chiesa dell'Incoronata, San Giorgio dei Genovesi, i palazzi d'Aquino e Caracciolo di Forino, opera di Ferdinando Fuga, palazzo Fondi, rimaneggiato su disegno del Vanvitelli, le chiese della Pietà dei Turchini e di San Diego, il fronte ottocentesco del palazzo Carafa di Nocera. Superata via Diaz ci si addentra, per via Santa Maria la Nova, nella città rinascimentale. Sulla destra la chiesa omonima e i chiostri. Ci si avvia quindi verso via Mezzocannone in un percorso ricco di dettagli da scoprire. Si segnalano il quattrocentesco palazzo Penna, dalla facciata a bugnato con i gigli angioini, il palazzo Palmarice, opera di Ferdinando Sanfelice, palazzo Casamassima, le chiese di Santa Maria dell'Aiuto e dei SS. Demetrio e Bonifacio. Superati i Banchi Nuovi si giunge a Largo San Giovanni Maggiore, ove prospettano palazzo Giusso, sede dell'Istituto Universitario Orientale, la Cappella San Giovanni dei Pappacoda, dallo splendido portale gotico, e la chiesa di San Giovanni Maggiore. Via Mezzocannone è dominata dalla mole dell'Università Centrale (1897-1908), massiccia opera di rimaneggiamento compiuta dal Risanamento inglobando edifici civili e religiosi. Siamo ai margini della città greco-romana. Su via Paladino aprono la chiesa e il convento di Santa Maria Donnaromita, il palazzo Brancaccio (si noti il portale durazzesco) e Santa Maria di Montevergine, dietro una cancellata. Scendendo verso via Duomo, i vicoli sulla sinistra denunciano la maglia ortogonale della città antica. Si incontrano l'Istituto Tecnico Elena di Savoia, con elementi d'architettura gotico-catalana del palazzo Carafa d'Andria, e il convento e la chiesa dei SS. Marcellino e Festo, oggi sede universitaria. Sulla sinistra, la chiesa dei SS. Severino e Sossio ed il convento, oggi Archivio di Stato, cui si accede dalla piazzetta Grande Archivio (al centro una fontana ad arco dedicata a Filippo IV). A sinistra, per via De Blasiis, si giunge al tempietto rinascimentale di Santa Maria della Stella alle Paparelle, di Giovanni Donadio (1519). Per via D'Alagno, aperta nel chiostro del Divino Amore, si giunge a palazzo Como, sede del Museo Civico Gaetano Filangieri. Nella piazzetta antistante si noti la qualità decorativa di alcuni portali.

BORSA

- piazza Matteotti, piazza Carità, Monteoliveto, Borsa, Corso Umberto I, piazza Nicola Amore, piazza Mercato, San Pietro ad Aram, Stazione Centrale -

Piazza Matteotti è il frutto della riorganizzazione urbana compiuta dal fascismo nel tessuto storico di Napoli, in un'area che si era compiutamente configurata tra il XV e il XVI secolo. Negli anni '30 quel tessuto viene ricompaginato con opere di grande pregio formale, fra cui il palazzo delle Poste, opera di Vaccaro e Franzi (1929-1935) che occupa in parte l'area del convento degli Olivetani. Il grande chiostro, divenuto una sorta di piazza chiusa, ne separa la facciata curva dall'edificio dell'I.N.A., altro episodio razionalista. Fiancheggiando piazza Carità, si incontrano la Caserma Pastrengo e la chiesa di Monteoliveto, detta di Sant'Anna dei Lombardi, anch'essi parte del poderoso complesso monastico. Piazza Monteoliveto, definita da una fontana sormontata dalla statua di Carlo II (1668 circa), è collegata con piazza del Gesù dalla Calata Trinità Maggiore, ricca di pregevoli edifici (sulla sinistra, palazzo Pignatelli restaurato da Ferdinando Sanfelice; all'angolo il rinascimentale palazzo Gravina, oggi Facoltà di Architettura). Per via Ferdinando Sanfelice si raggiunge piazza Bovio, segnata dall'edificio della Borsa. Al centro la fontana del Nettuno (1601), forse su disegno di Domenico Fontana che ne seguì i lavori. Le statue sono di Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino. Il Risanamento separò le fasce del tessuto urbano più vicine al porto, marginalizzandole. Nell'area portuale, riorganizzata da Domenico Fontana, vi è la chiesa di Santa Maria di Portosalvo e sullo sfondo, l'edificio barocco dell'Immacolatella, ora capitaneria di porto, sormontato dalla statua della Madonna di Domenico Antonio Vaccaro. Si torna al corso Umberto passando per il convento (oggi Facoltà di Lettere) e la chiesa di San Pietro Martire. Di fronte il prospetto di accademico neoclassicismo dell'Università Centrale. Giunti a piazza Nicola Amore, detta dei "quattro palazzi" per i quattro edifici gemelli che la formano, di gusto più raffinato rispetto agli altri episodi del Risanamento, si scende per via Duomo, passando accanto alla chiesa di San Giovanni a Mare, nota già nel XII secolo e restaurata nel 1878, e alla duecentesca chiesa di Sant'Eligio. Superato il quattrocentesco arco dell'orologio, si giunge a piazza del Mercato, sede di importanti eventi storici (l'esecuzione di Corradino di Svevia, la rivolta di Masaniello, il martirio degli eroi del '99), la cui forma attuale è progettata alla fine del XVIII secolo da Francesco Securo con fuoco sulla di Santa Croce al Mercato. Si è quindi alla chiesa del Carmine, dove si conservano il Cristo miracoloso e la tavola della Madonna della Bruna. Sul fianco sinistro i resti delle arcate del chiostro, tagliato dalla via Marina, e quindi, isolate, la Porta del Carmine e la Torre della Spinella, unica testimonianza del castello abbattuto nel 1906. Tornati su Corso Umberto, per via del Lavinaio si giunge alla chiesa dell'Annunziata, ricostruita da Luigi e Carlo Vanvitelli (1760-1782) (accesso dal vicolo). A sinistra Sant'Agostino della Zecca, fondata dagli eremitani nel XIV secolo, di Bartolomeo Picchiatti (1641-1697). A destra, per via Nolana, si raggiunge Porta Nolana. A fianco della chiesa dell'Annunziata è il Brefotrofio con il portale scolpito di Tommaso Malvito (1500 circa) e la porta con stemmi di Pietro Belverte e Giovanni da Nola (1508). Tornati su Corso Umberto si passa accanto alla basilica di San Pietro ad Aram, inglobata negli edifici del Risanamento. Si giunge a piazza Garibaldi, chiusa dalla stazione centrale (1960). Sullo sfondo le torri del Centro Direzionale.

TOLEDO

- piazza Dante, Tarsia, Montesanto, piazza Carità, Toledo, San Ferdinando, via Chiaia, piazza dei Martiri -

Il piano di espansione di Pedro da Toledo ampliava il perimetro delle mura realizzando una nuova arteria, dal monastero di Santo Spirito al convento di Monteoliveto, proseguendo fino alla Porta Reale, raccordando direttici dello sviluppo collinare ed ai borghi preesistenti, nonché alla città antica. Il disegno dell'ampliamento fu affidato a Giambattista Benincasa e Ferdinando Maglione. L'itinerario parte da piazza Dante, caratterizzata dall'emiciclo del Foro Carolino, progettato da Luigi Vanvitelli (1757-1767) in onore di Carlo III, che ingloba sulla sinistra la Port'Alba (1625), rifatta nel 1797. Sulla piazza affacciano Palazzo Bagnara, la chiesa e il convento di Santa Maria di Caravaggio, San Domenico Soriano. Superata la chiesa di San Michele, si piega verso la zona collinare, salendo per via Tarsia fino al palazzo Spinelli di Tarsia. Sulla strada si incontrano Palazzo Lattuada e il Teatro Bracco e scendendo la chiesa di Sant'Antonio a Tarsia. Proseguendo, si giunge alla chiesa di Santa Maria di Montesanto. Per la Pignasecca si incontra Santa Maria di Materdomini, della fine del '500, e la Trinità dei Pellegrini, maestosa opera vanvitelliana, il cui scalone è oggi all'interno del cortile dell'ospedale (si accede da una porta laterale). Ritornando a via Toledo, si incontrano a sinistra la chiesa dello Spirito Santo e, ad angolo, il palazzo Doria D'Angri, opera di Carlo Vanvitelli (1755). Più avanti, sulla sinistra, palazzo Maddaloni, ampliato da Cosimo Fanzago. In piazza Carità, oggetto di trasformazioni edilizie in età recente, si trovano la chiesa di San Nicola alla Carità, palazzo Mastelloni (portale settecentesco) e palazzo Cavalcanti opera di Mario Gioffredo (1762). Proseguendo, si incontrano Santa Maria delle Grazie, palazzo Tappia, palazzo Lieto (1754); con una piccola deviazione, per via Uries, si trova la chiesa ortodossa di San Pietro e Paolo. Ancora, il palazzo del Banco di Napoli e palazzo Zevallos. Sul lato opposto la Funicolare Centrale, col Teatro Augusteo (la prima opera di Nervi) e il palazzo Berio, disegnato da Vanvitelli (1772). Al termine della strada è la Galleria Umberto. Si giunge alla piazza Trieste e Trento, detta anche San Ferdinando per l'omonima chiesa. In un edificio ad angolo è ospitato il Circolo Artistico Politecnico. Prendendo via Chiaia, urbanizzatasi intorno al XVIII secolo, ci si dirige verso piazza dei Martiri. Agli inizi dell'800, fu demolita la Porta che separava il Borgo di Chiaia dalla città.

QUARTIERI SPAGNOLI

- Funicolare di Montesanto (stazione C.V. Emanuele), Ospedale Militare, via Montecalvario, largo Concordia, Sant'Anna di Palazzo, piazza San Ferdinando -

Si propone come partenza di questo itinerario la stazione della funicolare di Montesanto o, per chi volesse scendere dal Vomero, la Pedamentina di San Martino, bella scalinata ricca di suggestivi scorci. Si scende per l'Ospedale Militare, oggi dismesso, ospitato nel convento della Trinità delle Monache, di cui si vedono i poderosi elementi architettonici della chiesa barocca sul lato sinistro. Il convento, i cui chiostri si sviluppavano su più livelli, venne fondato agli inizi del '600 sul palazzo dei Sanfelice. La chiesa è opera di Francesco Grimaldi. Scendendo per via Girardi (si noti il bel palazzo sulla destra), si entra nei Quartieri Spagnoli, ampliamento del tessuto urbano realizzato a monte dell'asse di via Toledo dal viceré Don Pedro de Toledo. È un quartiere a maglia ortogonale, nato per l'acquartieramento delle truppe, ricco di chiese barocche. Immediatamente si incontra la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, che campeggia su via Pasquale Scura, il prolungamento collinare di Spaccanapoli; quindi Santa Maria Ognibene; la Concezione a Montecalvario, rifatta da Domenico Antonio Vaccaro e, nella piazzetta, la chiesa di Montecalvario, del 1560, restaurata nel 1857. In questo percorso, che tende a svolgersi in discesa o per linee parallele, si noterà come il quartiere presenti non solo una maglia ortogonale, ma anche degli spiazzi, disposti ritmicamente, sede di mercati, alcuni dei quali progettati in età borbonica, o nel decennio francese (come quello di Montecalvario, disegnato da Gasse già nel 1807). Proseguendo per via Montecalvario, parallelamente a via Toledo, si raggiunge la chiesa della Trinità degli Spagnoli, eretta nel 1573 e rifatta nel 1794. Si passa alle spalle della stazione della funicolare centrale e si risale leggermente. Qui il tessuto si modifica, perdendo in parte la regolarità della maglia, anche per il mutamento delle quote del terreno, che ora inclinano anche verso Chiaia. Anche i toponimi cambiano, sostituendo al consueto "degli spagnoli" quello "di palazzo". Verso i Cariati si incontrano le chiese dei SS. Francesco e Matteo (1587 circa), Santa Maria della Concordia (1556) col convento, San Pantaleone e San Mattia. Da Vico San Mattia si giunge alla piazzetta Sant'Anna di Palazzo, o del Rosario. Di qui, scendendo via De Cesare, si giunge a piazza Trieste e Trento.

CHIAIA

- Cappella Vecchia, piazza dei Martiri, Villa Comunale, Villa Pignatelli, Ascensione, piazza Amedeo, Santa Maria in Portico, Riviera di Chiaia, Mergellina -

Il borgo di Chiaia a partire dal XVI secolo si sviluppò fuori del perimetro urbano. L'accesso era dalla Porta di Chiaia che sorgeva in prossimità dell'attuale via Santa Caterina. Il borgo era attraversato da un percorso costiero (l'attuale riviera di Chiaia), e uno interno (le attuali vico Belledonne, via Santa Teresa, piazzetta Ascensione, vico Santa Maria in Portico). La pianta del Duca di Noja (1775) evidenzia come il borgo di Chiaia continui ad espandersi parallelamente alla costa. In particolare si notano alcuni edifici che ritroviamo ancora oggi su via dei Mille: palazzo Roccella, palazzo del Vasto, la chiesa di Santa Teresa, piazzetta dell'Ascensione. La zona si presentava all'epoca ricca di giardini, che subirono radicali trasformazioni nella seconda metà dell'Ottocento con la sistemazione del Rione Amedeo (che iniziò nel 1859 ad opera dell'Alvino), e la realizzazione della via dei Mille (iniziata nel 1886). L'itinerario parte da Cappella Vecchia e da piazza dei Martiri e prosegue lungo via Calabritto dove, oltre il fronte laterale dell'omonimo palazzo vanvitelliano, oggetto di un recente restauro, sul lato opposto (a destra scendendo) si incontra il prospetto laterale di un altro importante edificio, quello del palazzo Satriano che ha l'ingresso principale sulla Riviera di Chiaia. È qui che inizia la nota palazzata della Riviera della quale ricordiamo, fra gli altri, il palazzo Pignatelli Strongoli, opera di Antonio Niccolini (1820), quello del duca di San Teodoro, realizzato da Guglielmo Bechi (1826) in stile neoclassico, la Villa Acton, attualmente nota come Villa Pignatelli, il palazzo Carafa di Belvedere, trasformato dallo stesso Bechi (1823-33) e recentemente restaurato, quello di Ferdinando Alarçon de Mendoza, restaurato da Antonio Annito (1815) e modificato all'interno da Fausto Niccolini (1838).
Anche la chiesa di San Giuseppe a Chiaia (1666-73), del gesuita Tommaso Carrese, si inserisce all'interno del fronte della Riviera, con la facciata caratterizzata da un ampio bassorilievo in terracotta al di sopra dell'ingresso. Di fronte si sviluppa la Villa Comunale, che si estende tra piazza Vittoria e della Repubblica. È possibile visitare l'Acquario. Dalla Riviera di Chiaia si dipartono verso l'interno le strade ortogonali di via Ascensione a Chiaia e di via Santa Maria in Portico che conducono alle omonime chiese. Salendo lungo via Arco Mirelli si incontrano, sulla sinistra, le chiese di San Francesco degli Scarioni (1721) e la chiesa dei SS. Giovanni e Teresa del monastero delle Teresiane, fondato nel 1746 dalle monache di San Giuseppe a Pontecorvo. Al termine della Riviera, proseguendo lungo la via Piedigrotta, si sbocca nella piazza omonima, dominata dalla chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, una delle chiese più popolari della città e centro della famosa festa. Lungo il fianco destro della chiesa, si sottopassa la linea ferroviaria e si trova subito a sinistra, prima dell'imbocco della Galleria IV Giornate, l'ingresso al parco della Tomba di Virgilio, sistemato nel 1930 in occasione del bimillenario della nascita del poeta. Nello stesso parco fu eretta nel 1939 la tomba di Giacomo Leopardi. Anche la memoria di un altro poeta, Jacopo Sannazaro (1458-1530) è legata alla storia della vicina Mergellina, dove dimorò e fondò la chiesa di Santa Maria del Parto.

PIZZOFALCONE

- Santa Maria Apparente, Suor Orsola, Santa Maria degli Angeli, Monte di Dio, Pizzofalcone, p.tta Salazar, Santa Lucia, Borgo Marinari -

Si parte dal corso Vittorio Emanuele, l'arteria di raccordo collinare creata da Alvino negli ultimi anni del regno borbonico. Si parte dalla fermata della Funicolare Centrale. Per chi volesse scendere a piedi si consiglia la passeggiata del Petraio, ricca di scorci emozionanti. Sul corso Vittorio Emanuele affaccia, su un'alta scala "a tenaglia", la chiesa di Santa Maria Apparente (1584, 1642). Proseguendo verso i Cariati, sul lato a monte si incontra la cittadella monastica del Suor Orsola Benincasa, oggi sede universitaria. Si torna indietro di poco e si scende per piazzetta Cariati: sulla destra il settecentesco palazzo Cariati; più avanti Santa Caterina da Siena. Di qui, per vico San Nicola da Tolentino, si inizia il percorso verso Pizzofalcone, in un'area intensamente abitata, ai margini dei quartieri spagnoli, compiutamente urbanizzata tra la fine del XVII secolo e gli inizi del successivo. Qui erano, appunto, prevalentemente sedi conventuali. Immediatamente, a sfondo di uno slargo, si incontra la chiesa di San Carlo alle Mortelle, fondata nel 1616. Quindi, nell'omonima piazza, l'Istituto Mondragone, fondato con la chiesetta di Santa Maria delle Grazie nel 1653, di recente restaurate. Si segue quindi via Nicotera. Sulla destra alcuni edifici di pregio (si ricorda il Palazzo Monteroduni). Nella sinistra si aprono i vicoli. Si traversa il ponte di Chiaia, che dal 1636 fa da collegamento tra le due alture. Si è ora sulla collina di Pizzofalcone, che occupa l'area dell'antico cratere del Monte Echia. Sede dell'insediamento greco di Palepolis, mostra tracce di antropizzazioni preistoriche. Sulla sommità sorgeva la villa di Lucullo, trasformata in rocca nel V secolo d.C. (qui pare sia stato tenuto in prigionia Romolo Augustolo). Per tutto il medioevo, la collina, per l'asperità dei luoghi, fu sede di romitaggi. In età aragonese la rupe venne fortificata, e solo tra il XV e il XVI secolo, anche per l'attrazione costituita dal Palazzo Vicereale, si popolò di residenze signorili, che oggi, spesso nel loro aspetto ottocentesco, danno il tono alla via Monte di Dio. Sulla destra si incontra la chiesa di Santa Maria degli Angeli, opera del teatino Grimaldi. Proseguendo verso la sommità (a destra la discesa del Calascione), si incontrano palazzo Ciccarelli, palazzo Caracciolo di Vietri e, sul lato sinistro, il Palazzo Serra di Cassano, opera di Ferdinando Sanfelice. Sul lato destro, imboccata via Parisi, si giunge alla Nunziatella, sede dell'Accademia Militare. Scendendo a sinistra si giunge a via Egiziaca a Pizzofalcone, con la chiesa omonima (1650), di Cosimo Fanzago. Sulla destra, su uno spiazzo da cui si gode di una bella veduta, la chiesa dell'Immacolata e il palazzo Carafa di Santa Severina, sede della sezione militare dell'Archivio di Stato. Scendendo per via Solitaria si passa accanto all'Istituto Artistico Industriale, voluto da Gaetano Filangieri, e quindi si giunge a piazza Plebiscito e a Santa Lucia, quartiere creato dall'allargamento della spiaggia con una colmata a mare negli anni postunitari. Imboccato il Chiatamone, si incontra la chiesa della Concezione (1617, 1627) ove sono conservate tele di Paolo De Matteis. Scendendo su via Partenope, gli alberghi di gusto eclettico e razionalista e la sede della Facoltà di Economia, di Camillo Guerra.

VERGINI

- Porta San Gennaro, Santa Maria della Stella, via Vergini, via Cristallini, piazza Sanità, Cimitero delle Fontanelle -

Il borgo dei Vergini appariva già agli storici del XVII secolo una vera e propria città, una "città dei borghi" che fino al 1718 si era sviluppata autonomamente, alternando all'edilizia povera e spontanea, sorta ai margini delle cupe e dei cavoni, le fabbriche nobiliari e religiose. Seguendo un itinerario comodo, provenendo da porta San Gennaro (sul tratto settentrionale delle mura aragonesi), si visita subito il Gesù delle Monache (già San Giovanni in Porta), rinnovata da Arcangelo Guglielmelli. Attraversando via Foria, da piazza Cavour si giunge alla piazzetta Stella. La chiesa fu costruita per dare migliore sistemazione ad una immagine della Madonna della Stella, prima collocata in una cappelletta presso la porta. Adiacente alla chiesa è l'ex convento, oggi caserma Podgora. Su piazza Cavour, ex "largo delle Pigne", prospetta un ampio isolato di forma irregolare, su cui spiccano la chiesa e l'ex convento del Rosariello alle Pigne. L'edificio, fondato nel 1630, subì variazioni e interventi nel 1775 e nel 1880. Continuando su via Fuori Porta San Gennaro, si incontra la chiesa di Santa Maria della Misericordia (non visitabile). Ad aula unica molto allungata, sorse sul principio del XVII secolo al posto di una fabbrica cinquecentesca, sepolta da un'alluvione. In posizione preminente nel rione dei Vergini-Sanità, l'isolato che prospetta sul largo, che fu per secoli l'unico accesso ai poli cimiteriali extra-moenia, contiene emergenze architettoniche tra le più significative, come la chiesa di Santa Maria Succurre Miseris a pianta centrale, di forma rettangolare, composta da due chiese sovrapposte, la prima di forme gotiche, la seconda degli inizi del XVIII secolo (non visitabile). Sulla stessa via Vergini, al n. 10, prospetta il palazzo dello Spagnuolo, di Ferdinando Sanfelice. Sul lato nord-est si incontrano la chiesa di Santa Maria dei Vergini del Vanvitelli, col complesso dei Padri della Missione, sorta agli inizi del XVII. Giungendo nella via San Severo, al termine dell'asse centrale di via Antesaecula, si incontra la chiesa di San Severo, opera di Dionisio Lazzari, a pianta rettangolare. Quindi il palazzo Sanfelice, su via Arena della Sanità, di Ferdinando Sanfelice. Proseguendo, si giunge alla piazza di Santa Maria della Sanità, ottenuta con l'abbattimento di alcuni palazzi, dominata dall'omonima chiesa. A ridosso del costone tufaceo, lungo il vallone delle Fontanelle, al n. 154 sorge la chiesa dell'Immacolata e San Vincenzo. Oltrepassato il Ponte della Sanità sulla destra, per via San Vincenzo, si procede verso San Gennaro extra moenia. La costruzione primitiva, del V secolo, fu sostituita nel XIV secolo quando le spoglie del Santo fecero ritorno trionfalmente a Napoli. Proseguendo per le Fontanelle si giunge alla cava sulla quale fu costruita la chiesa di Santa Maria del Carmine. L'ossario è un'ampia cava di tufo, adattata a cimitero, per custodire i resti delle vittime dell'epidemia colerica del 1836, insieme ad altri scheletri ritrovati in altri punti della città (via Toledo, fondamenta del Maschio Angioino, etc.).

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Ultimo aggiornamento:  12-11-08