LA STORIA DEL
CALCIO NAPOLI
(DA ASCARELLI A
CORBELLI, dal 1926 al 2002)
Dalla nascita a
Garbut
Come in gran parte
di Italia, il calcio, anche a Napoli,
arrivò dal mare. A portare il football
all'ombra del Vesuvio furono agli inizi
del secolo gli inglesi che lo avevano
inventato e lo praticavano già da un pò.
In città ed in provincia, a poco a poco,
cominciano a nascere le primissime
squadre, dalla Naples football al
glorioso Savoia di Torre Annunziata
passando per l' Internazionale del
britannico William Phots. Una prima
fusione fra i primi due club cittadini
dà vita all'Internaples fino a quando,
il primo Agosto del 1926, nel ristorante
D'Angelo si riuniscono dirigenti,
giocatori e semplici appassionati per
dar vita a quello che ancora oggi è il
Calcio Napoli.
Primo presidente
della società fu nominato Giorgio
Ascarelli, ma di certo non fu colpa sua
se il primo campionato fu un vero
disastro: un solo punto in classifica,
frutto di un pari a reti inviolate con
il Brescia, ben 61 reti incassate e solo
7 realizzate: il cavallo, emblema della
città, viene sostituito dal ciuccio
quale stemma della squadra.
Era il Napoli di
Attila Sallustro, detto "il veltro",
nativo di Asuncion in Paraguay, campione
gentiluomo che non percepiva stipendio
perchè per lui il calcio era soltanto un
hobby tanto che patron Ascarelli per
ricompensarlo delle sue gesta gli regalò
una lussuosa auto Balilla.
Il terzo posto
nella Coppa Coni, un torneo di
consolazione per le escluse dal girone
finale, evitarono però la retrocessione
al Napoli, guidato in panchina a fasi
alterne dagli austriaci Sasha e Kreutzer.
Andò solo un poco meglio nella stagione
1927-28 con Steiger prima e Molnar poi a
traghettare Sallustro e compagni al
terzultimo posto con quindici punti
all'attivo. La retrocessione, stavolta,
fu evitata per la benevolenza di alcuni
dirigenti federali che ampliarono il
numero delle squadre partecipanti alla
Prima Divisione.
Nel 1928-29 Napoli
e Lazio si contendono in uno spareggio
drammatico la permanenza in massima
serie: finisce pari grazie ad una rete
di Cevenini nel finale; bisognerebbe
giocare una gara-bis ma Ascarelli riesce
a fare in modo che entrambe le compagini
vengano tratte in salvo dalla
Federazione.
La tendenza negativa comincia ad essere
invertita dal campionato successivo con
l'avvento in panchina di Willy Garbut,
ex giocatore dell'Arsenal che aveva già
guidato il Genoa a ben tre scudetti: è
la svolta.
La morte di
Ascarelli e l'approdo in Europa
Con lui giungono
alcuni talenti puri quali Vojak e
Cavanna ma soprattutto il trainer
d'Albione porta a Napoli una mentalità
del tutto nuova e mostra un gioco
spettacolare.
Gli appassionati
crescevano di numero e così Ascarelli
realizzò un impianto da 10.000 posti nel
rione Luzzatti: la partita inaugurale si
disputa il 16 Febbraio del 1930, quattro
ad uno alla Triestina, pochi giorni dopo
lo stesso Ascarelli muore per una
peritonite fulminante.
La stagione
1930-31 fu tra le migliori dell'epoca
anche, soprattutto, grazie ad Emilio
Colombari, mediano ex Torino
soprannominato "O Banco e Napule" per
l'alta cifra spesa per il suo ingaggio
da parte del presidente On. Giovanni
Maresca di Serracapriola. Alla fine del
girone d'andata il Napoli era
addirittura secondo, poi Sallustro fu
richiamato alle armi e gli azzurri
finirono sesti. Vojack segnò ben venti
reti.
Nel 1931-32 non si riuscì a ripetere
quanto di buono fatto l'anno prima e si
chiuse con un mediocre nono posto con 35
punti all'attivo.
Nel 1932-33 una
dispendiosa campagna acquisti rischiò di
mandare in rovina la società salvata
dall'Ing. Vincenzo Savarese ma portò
alla costruzione di una grande squadra
che si piazzò addirittura al terzo
posto, nonostante le prestazioni di
Sallustro fossero a corrente alternata
per "questioni di cuore".
La qualificazione
alla Coppa Europa sfuggì solo poichè il
Bologna ebbe una miglior differenza
reti. A fine campionato, l'"Ascarelli"
chiuse momentaneamente i battenti per
lavori di ampliamento.
Con l'arrivo dal Torino di Rosetti, gli
azzurri si presentavano tra i favoriti
ai nastri di partenza nel 1933-34.
L'annata cominciò male ma poi una lunga
serie di risultati positivi, con Vojack
a menare le danze, portò la squadra nei
quartieri alti della classifica.
Risultato finale: terzo posto con 46
punti dietro Inter e Juve, 46 reti
segnate e 30 subite con qualificazione
alla Coppa Europa, primo turno contro
l'Admira Vacher. Due a due in casa, ma
cinque a zero per gli austriaci a Zurigo
con conseguente eliminazione.
A Sallustro furono addirittura tolti i
gradi di capitano.
Arriva Lauro ma
anche la prima retrocessione
Nel 1934-35 giunge
sotto il Vesuvio l'attaccante argentino
Stabile, ex Genoa insieme al mitico
portiere Cherry Sentimenti, proveniente
dal Modena.
Si chiude al
settimo posto con soli 29 punti: una
delusione dopo l'annata precedente.
Garbut decide di lasciare dopo anni di
onorata militanza e con lui anche
Vojack, 102 reti in azzurro.
In panchina, stagione 1935-36, c'è
l'ungherese Csapkay che però non porterà
i suoi oltre un misero ottavo posto in
condominio con Milan, Alessandria e
Genoa.
Fu l'ultima annata
di Cavanna, 152 presenze e sette
campionati in azzurro, mentre la
situazione finanziaria precipitava.
La Federazione
fece pressioni affinchè di quella
vicenda si occupasse il Comandante
Achille Lauro, da circa un anno al
fianco di Savarese quale
vice-presidente. Di tasca propria, Lauro
coprì il deficit societario con 300.000
lire dell'epoca. Via Csapkay, in
panchina Lauro chiama, per l'annata
1936-37, Angelo Mattea.
I risultati, però,
non potettero, per ovvie ragioni, essere
esaltanti: il tredicesimo posto finale
era la peggior posizione occupata dal
Napoli negli ultimi anni.
Lauro decide di
ammainare la bandiera Sallustro, 204
gare e 69 reti in azzurro.
Quello del 1937-38 era soprattutto il
Napoli, guidato prima da Mattea e dopo
dal magiaro Payer, di due grandi
giocatori: Pippone Innocenti e Nereo
Rocco, che anni dopo diventerà "il
Paròn".
Il decimo posto
finale non fu accolto positivamente dal
Comandante che mise in lista di sbarco
anche Buscaglia, 236 gettoni in azzurro
per lui, ma ingaggiò per il campionato
1938-39 il giovane attaccante Italo
Romagnoli, il mediano Piccinni, e la
mezz'ala Gramaglia, che ha fine carriera
metterà insieme 273 partite con il
Napoli.
Payer fu surrogato
da Iodice che condusse i suoi al quinto
posto ed anche ad una storica vittoria
sul campo dell'Ambrosiana per due ad
uno.
In pieno dissesto
finanziario, Lauro chiamò per al
capezzale degli azzurri per la stagione
1939-'40 il tecnico Adolfo Baloncieri:
la B fu evitata per miracolo grazie ad
una migliore differenza reti rispetto
all'allora Liguria.
Lauro si dimise e
lasciò la carica di presidente a Gaetano
Del Pezzo che prese come allenatore l'ex
bandiera Vojack.
Nonostante
risultanti alterni ed episodi
spiacevoli, quale per esempio la morte
del terzino Fenoglio, gli azzurri si
classificarono settimi a parità di punti
con il Torino.
La prima
retrocessione è datata 1941-42, in pieno
conflitto bellico, con una città ed una
società economicamente allo stremo delle
forze.
Fatale la
sconfitta, all'ultima giornata, in casa
del Genoa per tre reti a zero. Vojack
restò ugualmente al timone dei suoi
anche l'anno successivo, stagione
1942-43, ma poi si dimise e lasciò la
conduzione tecnica a Pippone Innocenti
ma il terzo posto non bastò per tornare
nella massima serie prima che la guerra
interrompesse l'attività della
Federazione.
La rinascita ed
una nuova retrocessione
Dopo
l'interruzione, causata dal conflitto
bellico in corso, nel 1944 furono creati
a Napoli due club: la Società Sportiva
Napoli, promossa dal giornalista Arturo
Collana, e la Società Polisportiva
Napoli, fondata dal Dott. Gigino
Scuotto, nei locali del bar Pippone.
La fusione avviene
nel Gennaio del 1945 con la
denominazione di Associazione
Polisportiva Napoli presidente Pasquale
Russo.
La squadra prese
parte ad un campionato regionale con
Stabia, Scafatese, Frattese ed altre
compagini campane.
Si giocava nel
recinto dell'Orto Botanico poichè
l'"Ascarelli" era stato abbattuto.
Durante la gara
con la Salernitana, l'arbitro
Stampacchia sul punteggio di uno ad uno
perse le redini della gara e si scatenò
una rissa: la giacchetta nera si finse
morto per placare gli animi e...ci
riuscì.
Nel 1945-46 con
Raffaele Sansone in panchina, il Napoli
vinse il campionato del Centro-Sud
davanti a Bari e Roma.
Si andò così alle
finali nazionali: quinto posto su otto
squadre con tredici punti in quattordici
partite; si sperava di fare meglio.
Entravano intanto in società personaggi
storici quali Alfonso Cuomo e,
soprattutto, Egidio Musollino.
Nel 1946-47 si
torna al girone unico, in panchina c'è
ancora Sansone. Si gioca al Vomero.
Due a due contro
il grande Torino di Valentino Mazzola,
Maroso, Loich e Gabetto ed ottavo posto
finali a pari merito con l' Atalanta.
Da A.P.Napoli si
torna ad Associazione Calcio Napoli:
nell'annata 1947-48 a Russo, quale
presidente, succede Mussariello
coadiuvato da Musollino. Dalla Roma
arriva l'ala albanese Maim Krieziu per
ben 16 milioni di Lire.
I risultati
scarseggiavano e Sansone fu sostituito
da Vecchina prima e Sentimenti (nelle
vesti di allenatore-giocatore) poi.
Da centravanti
giocò anche un sudamericano, Roberto La
Paz, primo giocatore di colore del
nostro calcio.
Neppure questo
funambolico coloured bastò ad evitare la
retrocessione: a condannare gli azzurri
in uno storico Napoli-Roma con una
doppietta delle sue fu un certo Bruno
Pesaola, detto "il Petisso".
Fatale fu poi una
sconfitta contro l'Inter, rete di
Lorenzi, scaturita da un clamoroso
errore dell'arbitro Bonivento, alla sua
ultima direzione di gara della carriera,
che annullò una rete regolarissimi a La
Paz.
Al timone della
società nella stagione 1948-49 c'era
Egidio Musollino con al fianco Scuotto e
Cuomo.
Per guidare la
squadra in B ci si affidò a "farfallino"
Borel, ex grande giocatore della Juve.
Dopo 225 gare lascia anche "Cherry"
Sentimenti.
Niente da fare, la
squadra non carburava: a Borel subentra
Gigino De Manes il quale, a sua volta,
verrà sostituito da Mosele ma si resta
in B: quinto posto con 45 punti,
capocannoniere Renato Brighenti,
fratello maggiore del più famoso Sergio.
Arrivano
Monzeglio, la serie A, Jeppson e Pesaola
Per la stagione
1949-50 Musollino si affida ad Eraldo
Monzeglio, ex tecnico della Pro Sesto.
Va via Pretto, quattordici anni e 224
partite in azzurro, che si trasferisce
in Bolivia, torna invece Gramaglia.
A cavallo di
Natale furono ben undici i risultati
utili consecutivi: il finale di torneo
fu semplicemente strepitoso e gli
azzurri superarono anche l'Udinese
piazzandosi al primo posto; è di nuovo
serie A con Suprina superbo
capocannoniere con 15 reti.
La Paz viene
ceduto all' Olimpique di Marsiglia.
L'acquisto boom
del campionato successivo, 1950-51 è
Amadeo Amadei, "il fornaretto", ex Inter
e Roma che giunse insieme al portiere
Bepi Casari. Come centromediano si puntò
sul laziale Remondini, in panchina
ovviamente restò Monzeglio.
Il 22 Febbraio del
1951, però, muore Egidio Musollino,
stroncato da infarto, tre giorni dopo i
suoi ragazzi gli dedicano la vittoria di
Marassi sul Genoa.
Bellissimo sesto
posto finale con 41 punti in carniere,
sia Amadei che Krieziu misero a segno 11
reti.
Si apre la stagione 1951-52 con Alfonso
Cuomo nominato presidente e Lauro nelle
vesti di finanziatore nonchè presidente
onorario.
Il mediano
Castelli, ex Genoa, costa al Comandante
ben 40 milioni. Acquistati quell'estate
anche Comaschi e Scopigno. Risultati
alterni ma anche grosse imprese, come un
quattro a due a Bergamo contro
l'Atalanta di un certo Hasse Jeppson.
Fu di nuovo sesto
posto, con Astorri, 13 reti, quale
capocannoniere della squadra.
Il primo acquisto perfezionato da Lauro,
sempre più padre-padrone della società,
per il campionato 1952-53 fu un
centravanti svedese inseguito da mezza
Italia calcistica: si tratta di Hasse
Jeppson pagato dal Comandante
all'Atalanta, proprietaria del
cartellino, ben 105 milioni (in verità
30 di questi andarono al calciatore).
Con Jeppson arrivò
anche dal Novara il guizzante Bruno
Pesaola.
Alla quarta di
campionato in casa dell'Inter il Napoli
perse cinque ad uno, ma ci fu la prima
rete in azzurro di Jeppson.
Storico un quattro
a due rifilato al Milan del "Gre-No-Li"
ma ancor di più è rimasto negli impresso
nelle memorie dei tifosi il tre a due in
rimonta sulla Juve con reti firmate
Pesaola, Jeppson ed Amadei.
E' un anno
splendido: il Napoli finisce quarto,
Jeppson segna 14 reti come il compagno
di reparto Vitali.
O' Lione e lo
sgarbo alla Signora
Unico vero
acquisto della stagione 1953-54, oltre
al jolly Ceccarelli, fu invece il
portiere Ottavio Bugatti mentre Casari
tornò a Bergamo.
Da segnalare il
due ad uno all'Inter di Ghezzi,
Brighenti e Skoglund con doppietta
proprio di Ceccarelli.
Il derby con la
Roma fu risolto in favore degli azzurri
dall'ex di turno Amadei.
Il Napoli finì
quinto con 38 punti, stavolta Jeppson di
reti ne realizzò venti, tre in meno del
capocannoniere di stagione Nordhal.
Prima che partisse
il torneo 1954-55 Lauro ingaggiò il
mediano Posio dal Brescia ed il
centromediano Trerè dalla Roma. La
squadra però non mieteva successi e
Monzeglio minacciò a più riprese di
dimettersi.
Jeppson però tornò
a segnare come ci si aspettava da lui ed
anche i vari Amadei, Comaschi, Posio,
Ciccarelli, Pesaola, il vecchio Viniey e
lo stagionato Gramaglia, giunto
all'undicesima ed ultima stagione in
azzurro (273 in totale le sue presenze
con il Napoli), contribuirono alla
conquista di un fantastico terzo posto.
Il campionato 1955-56
fu quello di Luis Vinicio, detto "O'
Lione". Costò 60 milioni. Neppure 40
secondi dall'inizio del campionato,
avversario di turno il Torino, e Vinicio
fa gol, finisce due a due con doppietta
del brasiliano.
Il tandem con
Jeppson esordì contro la Pro Patria, la
gara si chiuse sull'otto ad uno per gli
azzurri mentre il tre pari con il
Bologna, con lo scandaloso arbitraggio
di Maurelli e conseguente invasione di
campo, grida ancora vendetta.
L'ambiente non era
tranquillo e qualcosa si ruppe tra lo
spogliatoio e Monzeglio che dopo la
sconfitta con l' Inter venne esonerato
da Lauro dopo sette anni sulla panchina
azzurra.
La squadra venne
affidata ad Amadei, il più vecchio fra i
calciatori.
Si finì al
quattordicesimo posto con 32 punti,
Vinicio segna 16 reti, Jeppson otto.
Nel 1956-57
dall'Atalanta arriva Brugola mentre
Jeppson passa al Torino. Si vince a Roma
contro i giallorossi per tre ad uno con
doppietta del solito Vinicio: alla fine
andò meglio dell'anno precedente ma non
bene; undicesimo posto con ben 18
marcature siglate da "O' Lione".
Nel 1957-58, dopo
sette stagioni viene consegnata la lista
a Granata, 169 partite in azzurro. Tra
gli acquisti, da segnalare quello di
Dolo Mistone.
Era un grande
Napoli che addirittura passò a Torino,
sul campo della Juve, per tre ad uno con
un Bugatti strepitoso e reti di Vinicio,
Novelli e Di Giacomo. Le due sconfitte
nelle ultime tre gare condannarono la
compagine di Amadei al quarto posto,
Vinicio segnò 21 dei 65 gol degli
azzurri.
È di nuovo serie B
Per la stagione
1958-59 fu ingaggiato il carioca Del
Vecchio che avrebbe dovuto far coppia
con Vinicio.
Il tandem non funzionò ed i risultati
stentavano ad arrivare ed anche la Samp
di Monzeglio sbancò il Vomero.
Si chiuse al nono
posto, Del Vecchio fece tredici reti,
Vinicio sette: la panchina di Amadei
traballava.
Nel 1959-60 arrivò
sulla panchina azzurra Annibale Frossi e
con lui anche il portiere Cuman e il
napoletano Rambone.
Frossi durò solo
quattro partite, subendo altrettante
sconfitte. Torna Amadei, si inaugura il
"San Paolo": il 6 Dicembre 1959 ci sono
oltre 80.000 tifosi a salutare il due ad
uno sulla Juventus, marcatori Vitali e
Vinicio.
A dare una mano
per evitare la retrocessione è il
giovane attaccante Postiglione,
napoletano doc, con due reti in sei
gare.
Quattordicesimo il
piazzamento al termine di un'annata
balorda con Del Vecchio autore di dieci
segnature.
Nel Giugno del
1960 dopo 5 anni va via Vinicio, per lui
152 partite e 69 gol in azzurro. Con lui
lasciano il Napoli anche Pesaola, 204
gettoni con il "ciuccio", e Rambone:
torneranno tutti e tre all'ombra del
Vesuvio. Arrivano Pivatelli, Girardo e
l'argentino Tacchi. Fu un campionato
disastroso.
Alla guida degli
azzurri si successero Amadei, Cesarini
ed addirittura il vecchio Sallustro,
ormai direttore dello stadio, ma neppure
Attila fece il miracolo e fu, di nuovo,
serie B.
Il "Petisso":
promozione e Coppa Italia
Tornato tra i
cadetti, il Comandante Lauro non era
intenzionato a rimanerci molto e così
nel campionato 1961-62 diede vita ad una
campagna acquisti faraonica nella quale
ingaggio il portiere Pontel,
recentemente deceduto, il mediano
Corelli, la mezzala Fraschini, l'ala
sinistra Gilardoni ed il centromediano
Rivellino.
Lasciarono
l'azzurro i vari Bugatti, Pivatelli,
Postiglione e Posio, quest'ultimo dopo
198 partite con il Napoli. In panchina
sedette Fioravante Baldi ma i risultati
furono altalenanti tanto che il tecnico
ex Palermo si dimise dopo pochi mesi e
Lauro si affidò al "Petisso", al secolo
Bruno Pesaola, che all'epoca guidava la
Scafatese.
Subito arrivarono
sei risultati utili consecutivi e poi
tanti successi fino ad arrivare al
recupero della gara di Verona, decisiva
per la promozione anche degli scaligeri
cui sarebbe bastato un pari.
Dal Veneto partirono accuse di tentata
corruzione ai danni degli ex di turno
Postiglione, Bertucco e Maioli che però
alla fine si riveleranno infondate,
anche se due dirigenti azzurri furono
squalificati.
Il Napoli vinse
anche sul campo, rete di Corelli, e fu
serie A.
Quello fu anche
l'anno della Coppa Italia: gli azzurri,
superati ai rigori Alessandria e
Sampdoria, eliminarono anche Torino e
Roma qualificandosi per la semifinale
con il Mantova, a Fuorigrotta, vinta per
due ad uno con reti di Tomeazzi e
Fanello. In finale, all'Olimpico, c'era
la Spal: era il 21 Giugno del 1962.
Segna Corelli, pareggia Micheli ma poi
Ronzon fa esplodere i tifosi azzurri
giunti nel Lazio.
Canè, Juliano,
Montefusco e lo 0-2 con il Modena
L'anno dopo,
1962-63 la squadra è confermata quasi in
blocco con l'innesto di Jarbas Faustinho
Canè. La squadra non ingranava ma in
Coppa, alla "bella", superò sia il
Bangor (Galles) che l'Ujpest Budapest
(Ungheria).
Il rapporti tra
Monzeglio, che era tornato nel ruolo di
direttore tecnico, ed il dirigente
Roberto Fiore si incrinarono rapidamente
ed intanto dopo Inter-Napoli quattro
azzurri Pontel, Molino, Rivellino e
Tomeazzi furono squalificati per un mese
causa doping.
In Coppa a
Belgrado esordisce Juliano ma il Napoli
perderà la "bella" e sarà eliminato.
Lo 0-2 con il
Modena e la conseguente invasione di
campo al "San Paolo" segnarono in
pratica il ritorno in B. Lauro lasciò la
società che fu traghettata dal Dott.
Gigino Scuotto che ingaggiò per il
torneo 1963-64 il tecnico Lerici ed
acquisto il mediano Emoli. La squadra
andava male e a Lerici subentrò il
"secondo" Molino: alla fine fu solo
ottavo posto.
La S.S.CNapoli
intanto si accollò oneri e debiti della
vecchia A.C. Napoli di Ascarelli che era
in liquidazione. Fiore fu eletto
presidente con Lauro che tornò alla
presidenza onoraria.
Per il campionato
1964-65 in panchina torna Pesaola.
Arrivano Bandoni, per Pontel, Bean e
Panzanato.
Vanno via
Rivellino e Gilardoni. In casa si
viaggiava a corrente alternata, ma
lontano dal "San Paolo" il Napoli era un
carro armato.
Montefusco in
mezzo al campo era una diga e Canè un
goleador come pochi: match decisivo per
la promozione in quel di Parma,
doppietta del brasiliano e reti di Bean
per il 3-1 finale. Il Napoli torna in A.
Si sogna con
Sivori ed Altafini
Stagione 1965-66
arrivano due colpi clamoroso dal
mercato: Josè Altafini, punta di
diamante del Milan, ed Omar Sivori
mezzala dalla Juve. Con loro giunge
anche Stenti che rivaleggerà con Ronzon.
Fu un grande Napoli.
Storica la gara
con la Juventus al "San Paolo" con la
rete di Altafini e la "vendetta" di
Sivori su Heriberto Herrera.
Si finì terzi, al
termine di un campionato esaltante con
Altafini capocannoniere con 14 gol.
Nell'estate del
66' il Napoli partecipò alla Coppa delle
Alpi e la vinse avendo la meglio, grazie
ad un Sivori straordinario, su
Losanna-Zurigo, Basilea e Young Boys e
Servette.
Intanto per
l'annata 1966-67 arrivano Ottavio
Bianchi ed Orlando. Il Napoli vola in
campionato ed in Coppa delle Fiere dove
batte l'Odense (Danimarca). Fiore voleva
pieni poteri ma non li ottenne e così si
dimise: presidente divenne Gioacchino
Lauro. La squadra esce dalla Coppa per
mano del Burnley ma in campionato si
viaggia sul refrain dell'anno passato:
quarto posto con 16 reti di Altafini.
Per il campionato
1967-68 arrivano Pogliana, Barison e
Zoff, scambiato con Bendoni. Fu un
grande anno anche se economicamente fu
un mezzo tracollo. Sivori giocò solo
sette partite mentre Altafini, ancora
una volta fu capocannoniere della
squadra con 13 reti. Purtroppo nella
sfida decisiva a "San Siro" contro il
Milan di Rivera, Hamrin e Sormani non
bastò il gol di Barison e gli azzurri
chiusero la stagione proprio dietro ai
rossoneri scudettati con nove punti di
distacco. Era comunque il miglior
risultato della storia, fino a quel
momento.
Chiappella,
Ferlaino e…Gonnella
Un male crudele,
stroncò a soli 50 anni Gioacchino Lauro
e per rimettere in sesto i conti
societari fu chiamato alla presidenza,
stagione 1968-69, Antonio Corcione che
però mori anch'egli a campionato in
corso.
In panchina va
Beppe Chiappella (tranne un breve
interregno di Di Costanzo), il Napoli
"tiene botta" e batte persino la
Juventus al "San Paolo" con doppietta di
Montefusco nella gara che segnerà
l'addio al calcio di Omar Sivori,
espulso e squalificato per sei turni: è
il 1-12-68.
La squadra, forte
di Guarneri, Nielsen, Sala e del giovane
Abbondanza arriva settima mentre si
scatena la lotta per la successione a
Corcione.
Il pacchetto
azionario è conteso da Roberto Fiore e
dal giovane Ingegnere Corrado Ferlaino:
a spuntarla è proprio quest'ultimo che,
nel bene e nel male, finirà con il
segnare un'epoca.
Il primo
campionato dell'era Ferlaino, 1969-70,
vede ancora Chiappella in panchina e gli
arrivi di Hamrin, Monticolo e
l'esplosione del "baronetto di
Posillipo" Gianni Improta.
Ferlaino cedette,
a buon prezzo, Canè e Sala
rispettivamente a Bari e Torino.
Altafini salvò il
posto a Chiappella con una rete alla
Juve ma la stagione non fu delle
migliori: sesto posto finale con sole 24
reti messe a segno, otto siglate da
Altafini.
Nel 1970-71
arrivano Ghio, Ripari e soprattutto
Angelo Benedicto Sormani.
Lasciano l'azzurro
Barison e Nardin. E' un altra stagione
esaltante sempre con al timone
Chiappella. Sormani dà una mano ad
Altafini in zona gol ed il Napoli a "San
Siro" con l'Inter si gioca in pratica lo
scudetto. Nell'intervallo gli azzurri
conducono uno a zero, rete di Altafini,
ma poi l'ineffabile Gonnella regala un
rigore ai locali e Boninsegna pareggia.
A chiudere i conti è lo stesso
"Bonimba".
Bruscolotti,
Clerici, Vinicio e il "calcio totale"
L'annata
successiva, 1971-72, è avara di
soddisfazioni anche perchè in società si
vivono mesi caldi con la diatriba
Lauro-Ferlaino.
L'ottavo posto
finale non può certo far felici i
tifosi.
L'Ingegnere decide
allora di svecchiare la squadra cedendo
Zoff ed Altafini, quest'ultimo autore di
81 reti in azzurro, alla Juventus ed
acquistando dal Sorrento il difensore
Bruscolotti: diventerà "pal' e' fierro".
Torna Canè,
arrivano Ciccio Esposito, Vavassori e
Pietro "Gedeone" Carmignani.
La stagione
1972-73 si chiude al nono posto e per
Chiappella è l'ultimo anno sulla
panchina azzurra. Ferlaino chiama al
timone della squadra "O' Lione",
all'anagrafe Luis Vinicio, che dopo
essere stato grande centravanti è
diventato profeta del "calcio totale".
La stagione è
quella 1973-74. Arrivano all'ombra del
Vesuvio sia Giorgio Braglia che il
brasiliano Clerici, segneranno più di
venti reti in due.
E', forse, il più
bel Napoli della storia, almeno per il
gioco espresso. Storica la vittoria
sulla Juve, reti di Canè e Clerici su
rigore mentre la città vive il dramma
del colera.
Si finisce terzi
dietro la Lazio di Chinaglia e la Juve.
Ferlaino rinforza la squadra per il
campionato 197-75 con Burgnich, La
Palma, Rampanti, Landini, Vendrame e
Peppe Massa.
E' una squadra
stellare quella che supera in scioltezza
il Milan e va a Torino a giocarsi lo
scudetto contro la Juve. Segna Causio,
pareggia Juliano, Zoff compie miracoli a
ripetizione ed in fine Altafini "Core
'ngrato" condanna gli azzurri: secondo
posto a due punti dalla Vecchia Signora.
Con "Mister 2
miliardi" è di nuovo Coppa Italia
Ferlaino, contro
la volontà di Vinicio, cede "el gringo"
Clerici per ingaggiare Beppe Savoldi,
mister 2 miliardi.
Arriva anche
Boccolini, Napoli risponde con 70.000
abbonamenti.
I 14 centri di
"Beppe-gol" nel campionato 1975-76
valgono però solo un quinto posto mentre
Vinicio lascia al duo Del
Frati-Rivellino che vince la finale di
Coppa Italia, all'"Olimpico" contro il
Verona: doppietta di Savoldi, Esposito e
Braglia. E' la seconda Coppa Italia
della storia azzurra.
Torneo 1976-77,
torna Pesaola in panchina ed arrivano
Chiarugi, Speggiorin e Vinazzani per
dare una mano nella Coppa Coppe dove il
Napoli supera tre turni prima di essere
eliminato dall'Anderlecht di Goethals.
In campionato,
modesto settimo posto con anche un punto
di penalizzazione inferto per cumulo di
squalifiche del campo.
Ferlaino per la
panchina, annata 1977-78, sceglie Di
Marzio, napoletano doc, ed ingaggia
Capone, Ferrario e Mattolini che
sostituisce Carmignani. Sesto posto,
grazie ai 16 centri di Savoldi, e
qualificazione in Uefa.
Stagione 1978-79,
Di Marzio dura due giornate, torna
Vinicio. Vestono l'azzurro Caso,
Filippi, Caporale, Claudio Pellegrini,
il portiere Castellini, detto "il
giaguaro", ed Attilio Tesser. Alla fine
sarà sesto posto.
L'annata
successiva 1979-80 non è delle migliori,
anzi: Damiani, Agostinelli, Musella e
Guidetti non evitano l'undicesimo posto
e l'avvicendamento di Vinicio con
Sormani.
Juliano dirigente
e quell'autorete di Ferrario...
Campionato
1980-81, Juliano che ha lasciato Napoli
per Bologna sveste maglietta e
pantaloncini e siede dietro la scrivania
di Direttore Generale.
Il suo primo colpo
si chiama Rudy Krol, libero olandese
tecnicamente molto dotato.
Marchesi, chiamato
al timone della squadra, lancia il
giovane Celestini e Gaetano Musella,
trenta presenze e cinque reti.
Tatticamente fondamentale si rivelerà
Enrico Nicolini.
Il Napoli chiude
terzo, Claudio Pellegrini segna undici
reti. Napoli è scossa dal terremoto ma
anche dall'incredibile sconfitta contro
il Perugia già retrocesso che passa al
"San Paolo" con un autorete di Ferrario.
L'anno dopo,
1981-82 è quello di Palanca,
Criscimanni, Citterio e Benedetti.
Stavolta si finisce quarti con
Pellegrini solito mattatore.
Annata 1982-83,
Ferlaino chiama Giacomini per sostituire
Marchesi. Lo accompagneranno due validi
"allenatori in seconda": Specchia e
Zoratti. Con Scarnecchia, Dal Fiume e
Vagheggi arriva anche Ramon Diaz, "el
puntero triste" che alla fine segnerà
solo tre reti prima di emigrare a Milano
per vincere lo scudetto.
La squadra delude,
Ferlaino, che ha già da un pò sostituito
Juliano con Janich, si affida alla
coppia Pesaola-Rambone per cogliere una
clamorosa salvezza e lascia intanto la
conduzione societaria a Mario Brancaccio
che fa nuovamente posto in società
all'ex capitano azzurro .
Il miracolo
salvezza riesce grazie ala vittoria di
rigore, rete di Ferrario, contro il
Genoa. Juliano preferisce Santin a
Rambone e ingaggia Boldini, De Rosa,
Frappampina e Dirceu.
E' ancora Marchesi
a salvare la baracca, stagione 1983-84,
sostituendo in panchina Santin, ma sta
per succedere qualcosa di grande...
Arriva Diego, ma
quanta fatica...
Dopo due salvezze
stentate, Napoli si aspettava dal Napoli
un rilancio in grande stile e Corrado
Ferlaino con al fianco Antonio Juliano
non delusero le attese di un'intera
città.
E' l'estate del
1984 ed arriva Daniel Bertoni,
attaccante argentino, per sostituire il
funambolico brasiliano Dirceu che pure
male non aveva fatto la stagione
precedente; tuttavia, il grande colpo
era nell'aria.
A contribuire
affinchè Maradona vestisse l'azzurro non
fu solo la disponibilità di alcuni
istituti di credito ma anche l'abilità
dei dirigenti azzurri. Juliano pressò
l'allora vicepresidente del Barcellona,
Gaspart, come era solito fare in campo
con gli avversari anche se si racconta
che il numero due del club blaugrana
all'inizio si convinse a trattare con
lui solo perchè credeva di avere a che
fare con il diesse juventino Giuliano.
Ferlaino dal canto
suo, narrano le cronache, depositò in
Lega prima un contratto in bianco e poi,
fuori tempo massimo, con la complicità
di una guardia giurata, lo sostituì con
quello firmato dal Pibe de Oro.
Diego Maradona era
del Napoli.
Quel riccioluto
mancino nato a Lanus il 30/10/60 che
aveva incantato il mondo con la maglia
della "Selecion" ai Mondiali Juniores di
Tokyo e messo paura all'Italia di
Bearzot in quel di Spagna 82', giungeva
dunque all'ombra del Vesuvio mandando in
delirio una città. Ad accoglierlo al
"San Paolo" il 5 Luglio del 1984 sono in
70.000, lui palleggia e poi dice in sala
stampa: "Farò di tutto per ripagare, in
parte, l'affetto di questa gente"; ci
riuscirà, eccome.
In panchina c'è
sempre Marchesi. Si parte da Verona,
dove Briegel si attacca alle caviglie di
Diego. La settimana dopo, il primo
centro in azzurro, contro la Sampdoria
su rigore, non basta a battere i
blucerchiati. Passano altri 15 giorni ed
arriva il primo gol su azione, contro il
Como. Diego è semplicemente
straordinario, lo stop e tiro con cui su
assist di Bertoni segna all'"Olimpico"
contro la Lazio è da manuale del calcio.
Proprio Bertoni è l'unico a dargli una
mano nei 16 metri avversari e le
vittorie contro Udinese e Fiorentina non
bastano a rendere meno deficitaria la
classifica.
Ferlaino però
intanto assesta la società con Italo
Allodi e Pier Palo Marino, è il grande
Napoli che nasce. Juliano si dimette.
La svolta, per
quanto concerne la squadra, avviene in
un ritiro a Vietri sul Mare dove il
gruppo si compatta e dà il via ad un
girone di ritorno con i fiocchi.
Complici la tripletta alla Lazio (con un
paio di prodezze irripetibili) e la
doppietta all'Udinese, Maradona ne fa 14
e la squadra finisce ottava.
Stagione 1985-86,
arrivano Garella, Bagni, Giordano e
Renica con Bianchi che sostituisce
Marchesi. Faranno la loro parte anche
Pecci e lo sfortunato Buriani, frenato
da un grave incidente al ginocchio.
E' anche l'anno
dell'esordio in prima squadra di un
difensore proveniente dal vivaio: Ciro
Ferrara. Diego ha qualche problema al
ginocchio e lascia il manager della sua
infanzia: Jorge Cysterzpiller che lo
seguiva dai tempi delle "cebollitas"
dell'Argentinos Junior. Il Pibe de Oro
non si preserva però per gli imminenti
Mondiali messicani e colleziona
ugualmente undici reti di cui un paio
meravigliose: contro la Juve, sotto un
tremendo acquazzone con un calcio di
punizione a due in area che toglie la
ragnatela dal "sette" e con il Verona da
distanza siderale con un magnifico
esterno sinistro.
È scudetto,
finalmente; ma in Coppa c'è il Real
Dopo la vittoria
in Messico con la sua Argentina, Diego
torna a Napoli tirato a lucido. Intanto,
sono arrivati De Napoli, Carnevale, Sola
e sarà ingaggiato Romano. C'è anche un
folto gruppo di campani in squadra con
Caffarelli, Volpecina, Muro, Marino e
Bruscolotti, capitano senza fascia per
averla ceduta a Diego.
A Brescia, una
prodezza in stile "Mundial" di Maradona
regala la prima vittoria. Seguono un
paio di pareggi e poi un'importante
vittoria con il Torino per poi, poco
dopo, sbancare Roma sempre con una perla
del Pibe assistito da Giordano.
Il nove Novembre
il Napoli sbanca il "Comunale" rifilando
tre reti alla Juventus: pareggia
Ferrario, poi segnano Giordano in mezza
girata e Volpecina in contropiede.
E' la svolta anche
se a Firenze, un mese dopo, arriva la
prima sconfitta stagionale. Il Napoli si
riprende alla grande ma trema dopo lo
stop di "San Siro" con l'inter, rete di
Bergomi. La domenica dopo Romano batte
la Juve ma a Verona è Pacione a far
vivere un incubo ai tifosi azzurri.
Quando Maradona
contro il Milan segna una rete da
antologia però si capisce che è quasi
fatta. A Como, Carnevale ci mette anche
una mano galeotta per pareggiare la rete
di Giunta ed il 10/5/87 pareggiano con
la Fiorentina, ancora a segno Carnevale,
il Napoli è Campione d'Italia per la
prima volta in 60 anni di storia.
La squadra va a
mille e conquista anche la Coppa Italia
nella doppia finale con l'Atalanta:
simile impresa era riuscita solo al
Grande Torino ed alla Juventus nel 1960.
Stagione 1987-88
arriva anche Antonio Careca, fortissimo
centravanti brasiliano; si va in Coppa
dei Campioni, avversario al primo turno
il Real Madrid.
Al "Bernabeu" si
gioca a porte chiuse, vincono i
madridisti per due a zero, segna Michel
e De Napoli fa autogol. In un "San
Paolo" pieno come non mai, Francini fa
uno a zero, Buyo compie un miracolo su
Careca prima che Butragueno, "el
Buitre", faccia secco Garella.
In campionato,
però, la squadra vola ma già nella
partita in casa contro la Roma, rete di
Giannini, qualcosa si rompe. Il 17
Aprile il Napoli perde in casa della
Juve e il Milan si avvicina. Il sorpasso
va in scena la settimana successiva a
Fuorigrotta, nonostante Maradona giochi
una partita straordinaria ma la squadra
è sulle gambe e così Virdis e Van Basten
passeggiano sulle macerie azzurre: lo
scudetto e gli applausi della folla sono
per i rossoneri.
Il trionfo Uefa
con la firma di Careca
Lo spogliatoio si
spacca e per la stagione 1988-89 c'è un
repulisti con Garella, Ferrario, Bagni e
Giordano che pagano per tutti.
Al loro posto ecco
Giuliani, Fusi, Crippa, Corradini ed il
brasiliano Alemao. Allodi e Marino sono
surrogati da Moggi e Perinetti.
In campionato,
storiche le vittorie sulla Juventus per
cinque a tre e sul Milan per quattro ad
uno con Diego ancora stratosferico.
E' però l'anno
dell'Inter dei record ed il Napoli si
concentra sulla Coppa Uefa. Battuto il
Paok Salonicco, tocca al Lokomotiv
Lipsia e Francini si riscopre "bello di
notte". Liquidato non senza difficoltà
il Bordeaux, nei quarti agli azzurri
tocca la Juve. A Torino si perde due a
zero (Bruno ed autorete di Corradini) ed
a Napoli si va subito sotto di un gol:
segna Laudrup ma l'arbitro annulla per
un fuorigioco che non c'è.
Maradona su rigore
e poi Carnevale ribaltano il risultato
dell'andata prima che Renica al 119'
faccia esplodere il "San Paolo" con un
magnifico colpo di testa. Al Bayern
viene riservato un brutto trattamento:
due a zero a Fuorigrotta e due pari a
Monaco di Baviera con Careca sugli
scudi. In finale c'è lo Stoccarda. Al
"San Paolo" per i tedeschi segna
l'emigrato Gaudino ma Maradona e Careca
ribaltano la situazione. In Germania è
un trionfo con Alemao, Ferrara (al volo
in mezza girata su assist di testa di
Maradona) e Careca a suggellare
l'impresa azzurra: finisce tre a tre ma
la Coppa Uefa viaggia con la squadra
verso Napoli.
È di nuovo
scudetto
Stagione 1989-90 a
Bianchi subentra Bigon. Maradona fa le
bizze e non vuol tornare dall'Argentina.
A sostituirlo degnamente è il giovane
Gianfranco Zola, sardo di Oliena dal
dribbling funambolico e dal tocco
fatato, che giunge in azzurro dalla
Torres.
Diego torna per il
match con la Fiorentina, Landucci gli
para un rigore ma poi il capitano suona
la carica e conduce i suoi alla rimonta:
con la città ed i tifosi scoppia di
nuovo l'amore.
Il Napoli chiude
in testa il girone d'andata ma inizio
Febbraio il Milan lo umilia a "San Siro"
e lo raggiunge in classifica.
L'otto Aprile
Napoli e Milan sono distanziate da un
punto solo: gli azzurri vincono "a
tavolino" contro l'Atalanta a Bergamo
perchè Alemao viene colpito da una
monetina e la società lombarda paga con
lo zero-due. Verona si conferma campo
stregato per il Milan mentre il Napoli
passa a Bologna con reti di Maradona (ma
Carnevale giura di aver toccato lui il
pallone), Careca, Francini ed Alemao in
contropiede: gli azzurri sono ad un
passo dallo scudetto.
La firma in calce
il 29-4-90 la mette Marco Baroni, giunto
dal Lecce, che di testa sigla la rete
del vantaggio contro la Lazio nel match
che risulterà decisivo.
Il Napoli è di
nuovo Campione d'Italia ma la decadenza
sta per cominciare...
L'ultimo trionfo e
la notte di Fonseca
Il Napoli che si
appresta a difendere lo scudetto nella
stagione '90-'91 si presenta ai nastri
di partenza con una formazione che
subisce qualche ritocco, ma che non muta
negli uomini di punta.
Si comincia con una squillante vittoria
nella Supercoppa Italiana: 5-1 alla
Juventus (doppietta di Andrea Silenzi).
Un punto nelle
prime tre partite di campionato fa
capire che non è l'anno buono. In Coppa
Campioni si parte bene. Una doppia
vittoria sugli ungheresi dello Ujpiesti
Dosza illude i tifosi. Il Napoli esce
per mano dello Spartak Mosca. Al San
Paolo finisce 0-0. Al ritorno il
risultato è lo stesso. Si arriva ai
rigori. Segnano tutti, Baroni sbaglia.
Il Napoli è eliminato.
In campionato gli
azzurri sono indietro rispetto a
Sampdoria ed Inter. Il 10 novembre, il
Napoli perde 2-1 a Milano con l'Inter
ritrovandosi a 8 punti ed in piena zona
retrocessione. Con qualche vittoria si
rimette in sesto.
Maradona gioca la
sua ultima partita al San Paolo con il
Bari, vittoria 1-0 (Zola) il 17/3/91,
dopo poche settimane viene squalificato
per doping. Si chiude mestamente
all'ottavo posto.
Nella stagione
successiva '91-'92 la dirigenza
partenopea decide di rifondare. Arriva
un tecnico emergente: Ranieri. Perinetti
acquista dal Montpellier il libero
Blanc, che andrà via dopo una stagione
ma segnerà sei reti. Il nuovo trainer
riesce a dare un impronta alla squadra.
Il girone di andata è ricco di
soddisfazioni. Il Napoli è secondo con
la Juventus, dietro il Milan.
Il 5/1/92 si gioca
a San Siro: 5-0 per i rossoneri ed addio
sogni di gloria. Il Napoli finisce in
affanno ed è superato, per il terzo
posto, dal Torino all'ultima giornata.
La stagione successiva, '92-'93, sulla
panchina del Napoli siede ancora Claudio
Ranieri. Il Napoli negli intenti della
vigilia vorrebbe tornare a lottare per
il tricolore. Ben presto ci si accorge
che non è possibile. La campagna
acquisti è faraonica. Arrivano, per
citare i più importanti, l'uruguayano
Fonseca e Roberto Policano dotato di un
sinistro al fulmicotone.
In Coppa Uefa si
comincia benssimo 5-1 al "Mestalla" di
Valencia con cinque reti proprio di
Fonseca.
La corsa del Napoli si ferma al turno
successivo. Il Paris Saint Germain vince
0-2 al San Paolo (doppietta di Weah). In
campionato la squadra balbetta. L'otto
novembre '92 il 5-1 del Milan a San
Paolo decide la sorte del tecnico
romano. Sulla panchina del Napoli si
riaccomoda Ottavio Bianchi. Il tecnico
bresciano risistema la squadra. Dalla
Roma arriva Nela a puntellare la difesa
ed in attacco arriva Bresciani. Bianchi
traghetta il Napoli verso la salvezza
senza grossi patemi.
Lippi, Boskov e le
cessioni eccellenti
All'alba della
stagione '93-'94 il presidente Ferlaino
lascia il pacchetto azionario nelle mani
di Ellenio Gallo. La squadra viene
svecchiata e rifondata. Bianchi diventa
general manager e sceglie come tecnico
Marcello Lippi. Lasciano l'azzurro
campioni del calibro di Careca e Zola.
Arrivano il portiere Taglialatela, il
difensore Bia, ed i centrocampisti
Corini, Pecchia e Di Canio.
La squadra parte
male. Due sconfitte nei primi due
incontri. Lippi decide di giubilare i
senatori e si affida ai giovani.
Pecchia, Cannavaro ed altri non
deludono. All'ultima giornata il primo
maggio '94 il Napoli vince 1-0 a Foggia
ottenendo cosi un posto utile per la
coppa Uefa. Una sola vittoria di
prestigio, contro il Milan con
spettacolare gol di Di Canio.
Lippi, a fine
stagione, lascia il Vesuvio,
destinazione Juventus. Ferrara, bandiera
nonché capitano del Napoli, segue il
tecnico. Fonseca va alla Roma. Arriva
sulla panchina del Napoli, Vincenzo
Guerini che porta da Ancona l'attaccante
Agostini. Dal Torino arriva il
talentuoso "10" Benny Carbone, subito
idolo della folla. Giungono anche due
stranieri nuovi di zecca: il brasiliano
Andrè Cruz ed il francese Alain
Boghossian.
Il Napoli comincia
male. Guerini viene esonerato dopo un
5-1 subito a Roma contro la Lazio.
Arriva Boskov che con il suo entusiasmo
porta i partenopei a ridosso della coppa
Uefa che sfuggirà per un niente.
Da registrare il
record di vittorie consecutive in serie
A (tutt'ora ineguagliato) con la regola
dei tre punti per vittoria (cinque di
seguito dalla 29° alla 34°).
La stagione
'95-'96 comincia subito con una svolta
societaria. Al timone del sodalizio
azzurro ritorna Corrado Ferlaino.
Vengono ceduti, per esigenze di
bilancio, Cannavaro e Carbone. Arrivano
Pizzi, Baldini, Colonnese e, dal Gualdo,
Arturo Di Napoli. Boskov, affiancato da
Aldo Sensibile, è ancora i sella. Il
Napoli comincia benissimo. Poi un lento
declino verso le ultime posizioni.
I timori per la
retrocessione verranno scacciati da
Arturo Di Napoli che segna un
importantissimo rigore la Sampdoria alla
trentaduesima giornata.
Boskov dice addio.
Coppa Italia
mancata e si torna in B
Il Napoli, che si
avvale di Ottavio Bianchi come
consulente tecnico, chiama sulla
panchina azzurra l'esperto Gigi Simoni.
Ferlaino, non più presidente, è maggior
azionista. Giammarco Innocenti funge da
amministratore delegato. Pari, Pizzi,
Agostini e Tarantino salutano. Arrivano
Caccia, Aglietti, Milanese, Turrini ed
l'estroso brasiliano Joubert Beto. Il
Napoli gioca uno splendido girone
d'andata. Alla pausa natalizia è secondo
dietro la Juventus ed a braccetto con il
Vicenza.
Il girone di
ritorno va male. Simoni viene esonerato
il 12 aprile '97 dopo una sconfitta in
casa con l'Atalanta. Montefusco prende
il suo posto.
La Coppa Italia
regala grandi soddisfazioni ai tifosi
del Napoli. Si arriva in finale.
Memorabili le partite all'Olimpico
contro la Lazio, giocata in nove uomini,
e la semifinale al San Paolo con
l'Inter, vinta ai rigori. L'epilogo
della Coppa si gioca contro il Vicenza.
All'andata il Napoli vince al "San
Paolo" per 1-0 con gol di Pecchia. A
Vicenza però perde 3-0. Caccia coglie un
palo a pochi attimi dal termine, quando
si è sull'1-0.
La stagione
finisce con un anonima dodicesima
posizione. L'anno dopo, 1997-98 si
scende in B con quattordici punti due
vittorie otto pareggi ventiquattro
sconfitte.
Ferlaino chiama al
capezzale del Napoli quattro allenatori.
Cambia anche tre direttori tecnici. Si
perde anche il conto dei giocatori che
arrivano a Soccavo. Dopo Mutti, Mazzone
e Galeone come tecnici e Bianchi e Bagni
come direttore tecnico.
Novellino, Zeman e
l'ultima retrocessione
Ferlaino decide di
affidare il Napoli, che ritorna in B
dopo 32 anni, ad Antonio Juliano general
manager ed a Vincenzo Montefusco in
qualità di allenatore. Juliano sceglie
Renzo Ulivieri come allenatore per il
torneo 1998-99.
La squadra non
riuscirà mai ad inserirsi realmente tra
le compagini che lottano per andare in
A.
Nel mese di
gennaio arrivano due giocatori che da
subito si rivelano utili. Sono Schwoch e
Magoni, ma neanche con i loro innesti si
riuscirà a lottare per la A.
Ferlaino manda via
Juliano. Sostituisce Ulivieri con il
sanguigno Novellino. La squadra,
stagione 1999-00, viene migliorata. Gigi
Pavarese e Filippo Fusco si occupano
dell'area tecnica. Arrivano Stellone,
Oddo, Lucenti e Matuzalem. Lasciano
Napoli: Rossitto, Tagliatatela, Murgita
e Daino. Un rendimento costante in casa
e la preziosa vittoria in casa della
Sampdoria, il 22 aprile con reti di Asta
e Schwoch, permettono agli azzurri di
risalire in A.
Nella stagione
2000-2001 Ferlaino non è più il
proprietario unico del Napoli. E'
affiancato al 50% dal re delle
televendite Giorgio Corbelli.
Novellino parte
per altri lidi. Arriva Zeman, ma il
tecnico boemo viene esonerato dopo sei
gare senza mai riuscire a vincere. Al
suo posto c'è Mondonico.
Nonostante il
cambio in panchina e l'arrivo del
brasiliano Edmundo, gli azzurri non
riescono ad evitare la seconda
retrocessione in tre anni.
Ferlaino e
Corbelli per la serie B '01-'02 scelgono
come guida tecnica Luigi De Canio. La
squadre è molto competitiva per la
cadetteria. Una partenza falsa e la
mancanza di un'alternativa a Stellone
non permetteranno al Napoli ritornare in
A. La partita per entrare nel lotto
delle quattro "elette" si svolge al San
Paolo. Contro la Reggina sono presenti
70.000 spettatori. Non si va al di la
del pari 1-1. Su questa partita si
chiude il sipario della stagione
2001-2002.
(le notizie sono tratte dal sito
ufficiale del Calcio Napoli
"http://www.calcionapoli.it")
Napoli, 23 maggio 2002
Il Napoli nelle
mani di Naldi
L'imprenditore
napoletano ha acquistato da Corbelli il
98% delle azioni del club partenopeo.
da Repubblica, 23 luglio 2004
Disperata la
posizione del Napoli appeso alla camera
di conciliazione del Coni, chiamata
giovedì a dirimere il contenzioso con la
Federcalcio.
Il nodo è sempre
relativo al fitto d'azienda proposto da
Luciano Gaucci, per mantenere la squadra
in serie B. Ma intanto il Napoli ha
debiti con Figc, Lega, giocatori, erario
etc: la Federcalcio non ha nemmeno preso
in considerazione per ora l'iscrizione.
Napoli, luglio 2004
Il Napoli nelle
mani di Gaucci (?) |